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Parma

COLORI NELLA STORIA: PENAROL

Penarol

di Pietro S.

Le origini del nome Penarol ci portano alla fine del diciottesimo secolo quando Giovanni Battista Crosa da Pinerolo in provincia di Torino, sbarcò a Montevideo in Uruguay in cerca di fortuna; la buona sorte la trovò nell'entroterra dove a circa dieci chilometri dal centro città, l'intraprendente piemontese avviò una fiorente attività impiantando vigneti e gestendo macellerie.

Dopo alcuni anni ebbe origine un piccolo distretto commerciale che gli abitanti del luogo battezzano “Pignarol” in onore delle origini di Crosa e col passare degli anni a seguito anche di un notevole sviluppo residenziale, il sobborgo di Montevideo si guadagnò il diritto ad avere una stazione ferroviaria. Fu così che a causa della passione per il calcio di un gruppo di dipendenti della ferrovia quasi tutti di origine inglese, nel 1891 viene fondato il Central Uruguay Railway Cricket Club che adotta come colori sociali il giallo-oro e nero-carbone.

La scelta di tali tinte fu un omaggio a George Stephenson, più precisamente alla locomotiva Rocket da lui inventata nel 1829 per la linea Manchester-Liverpool e poi esportata come modello in tutto il mondo e i ferrovieri uruguaiani li presero a simbolo del loro nuovo club così che i membri della squadra così come i suoi tifosi da allora sono noti come i “Carboneros”.

Nei primi anni dalla sua fondazione la divisa presenta una diversa disposizione dei colori sociali che dapprima vengono partiti a metà, successivamente disposti a scacchi e quindi inquartati; solo attorno al 1910 a seguito di un campionato vinto con zero sconfitte e zero gol subiti, si ha l'adozione della divisa ufficiale che vede i colori giallo e neri palati a righe verticali, calzettoni e calzoncini neri.

Tra il 1913 e il 1914 le diverse anime del club ossia quella legata all'azienda ferroviaria che privilegiava l'appartenenza dei calciatori alla stessa e quella invece più radicata al Pignarol ormai quartiere di Montevideo, ebbero dei contrasti fra loro dettati tra l'altro dall'appartenenza a due diverse etnie, inglese e sudamericana, e all'accusa di comportamenti violenti da parte di alcune frange del tifo; fu così che dopo diverse vicende nel marzo del 1914 la società cambia definitivamente il suo nome in Club Atletico Penarol.

La divisa ufficiale da allora non cambierà più i colori e la disposizione di questi, fatto salvo a volte l'adozione di maglie giallo chiare piene con laccetti bianchi e polsini neri.

Il club ha vinto ad ora 48 titoli uruguaiani e perdurando da sempre il suo dominio nel campionato, è da ricordare che il periodo di massimo splendore a livello continentale e internazionale si ebbe negli anni sessanta quando il Penarol vinse tre delle sue cinque coppe libertadores e due delle sue tre coppe intercontinentali; per questo nel 2009 la società venne insignita dall'istituto mondiale di statistiche sul calcio come la miglior squadra sudamericana del ventesimo secolo.

Singolarmente fino a pochi anni fa il Penarol disputava le sue gare interne nel piccolo stadio di proprietà Contador Damiani contenente solo 15mila spettatori; attualmente la squadra disputa le sue partite casalinghe nello stadio del Centenario di proprietà della federazione uruguayana, così denominato perchè edificato nel 1930 a celebrazione dei cento anni dell'Uruguay e per la prima edizione dei mondiali di calcio vinti dalla nazionale di casa.

Proprio in questa struttura tra le altre, è stato girato nel 2011 il film documentario” Manyas: la pelicùla” che narra della passione e della storia dei tifosi del Penarol, film che ha avuto un discreto successo in patria e in Sudamerica tanto da vendere 30.000 biglietti nelle prime due settimane di programmazione; il documentario che dura 67 minuti è stata una delle iniziative per celebrare i 120 della nascita del club ed in esso i protagonisti della narrazione sono i supporters dei carboneros e la curva Amsterdam dello stadio del Centenario a loro riservata: come sintetizza Eduardo Galeano scrittore e tifoso del club in un suo libro “ Jugar sin hinchada es como balar sin musica”...giocare senza tifosi è come ballare senza musica.

 

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